Proprio in questi giorni sto dialogando molto riguardo questo argomento sia nei commenti a un post sul blog di Alessio, sia nel blog di Woodstock65 che nel mio forum.
Proverò a trattare questo argomento del vegetarianesimo provando a fare un po’ di chiarezza (magari rispondendo anche un po’ nello specifico a Woodstock con cui ho avuto il piacere di parlare di più), in quanto a mio avviso c’è molta disinformazione a riguardo e spesso esso viene erroneamente associato a malnutrizione, debolezza e malattia, mentre invece non è assolutamente così. Elencherò quindi le ragioni del perché sono vegetariano.
Molte informazioni sono comunque contenute nel blog di Alessio che già da tempo si occupa di questo importante tema.
1- Scelta etica
Gli animali sono esseri senzienti, capaci di provare emozioni, sentimenti come ben sanno coloro che hanno un cane o un gatto in casa. Il discorso è analogo per una mucca, per un maiale, anch’essi a loro modo sono affettuosi e curiosi, peccato che non ci si provi neanche a notarle certe cose.
A dispetto di ciò, questi animali vengono trattati come oggetti. Il 99% degli allevamenti sono intensivi, gli animali allevati in spazi ristrettissimi senza mai la possibilità di uscire alla luce del sole. Soltanto l’1% degli animali più “fortunati” possono pascolare e vengono trattati meno peggio, seppur anche a loro tocca la stessa fine degli altri. (Quindi riguardo questo aspetto, se anche fosse come dice Woodstock che gran parte delle aree della Terra l'unica possibilità di pascolo è per caprini e ovini su terreni inabili alle coltivazioni, purtroppo questo aspetto c’entra ben poco con i mangiatori di carne visto che non vengono fatti pascolare).
Riguardo il trattamento degli animali vi rimando al documentario che proprio Alessio ha postato qualche giorno fa, dovrebbe essere più che sufficiente (io sinceramente non me la sono sentita di vederlo): http://alessios4.blogspot.com/2008/06/earthlings-un-altro-documentario.html
2- Scelta ecologica, sociale e fame nel mondo
Molti uomini di scienza e pensiero hanno creduto che la scelta vegetariana fosse quella giusta per l' armonia del pianeta. Dal genio rinascimentale di Leonardo da Vinci, che non poteva sopportare che i nostri corpi fossero le tombe degli animali, fino ad Albert Einstein, il più grande scienziato del ' 900, che presagiva che nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla Terra, quanto l' evoluzione verso una dieta vegetariana.
Circa 24.000 persone muoiono ogni giorno a causa della fame, della denutrizione e delle malattie ad essa collegate. Di queste circa 18.000 sono bambini. Ciò significa che ogni settimana muoiono circa 170.000 persone, ogni mese circa 700.000, ogni anno quasi 9 milioni. In totale, un miliardo di individui non ha cibo a sufficienza, mentre un altro miliardo consuma carne in maniera smodata.
Veronesi afferma che i prodotti agricoli a livello mondiale sarebbero in realtà sufficienti a sfamare i sei miliardi di abitanti, se venissero equamente divisi, e soprattutto se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare i tre miliardi di animali da allevamento. Ogni anno 150 milioni di tonnellate di cereali sono destinate a bovini, polli e ovini, con una perdita di oltre l' 80% di potenzialità nutritiva; in pratica il 50% dei cereali e il 75% della soia raccolti nel mondo servono a nutrire gli animali d' allevamento.
La metà delle terre fertili del pianeta viene usata per coltivare cereali, semi oleosi, foraggi, proteaginose, destinati agli animali. Per far fronte a questa immensa domanda - in continuo aumento, in quanto le popolazioni che tradizionalmente consumavano poca carne oggi iniziano a consumarne sempre di più - si distruggono ogni anno migliaia di ettari di foresta pluviale, il polmone verde del pianeta, per far spazio a nuovi pascoli o a nuovi terreni da coltivare per gli animali, che in breve tempo si desertificano, e si fa un uso smodato di prodotti chimici per cercare di ricavare raccolti sempre più abbondanti.
Per consumo di risorse, latte e carne sono indiscutibilmente i "cibi" più dispendiosi, inefficienti e inquinanti che si possano concepire: oltre alla perdita di milioni di ettari di terra coltivabile (che potrebbero essere usati per coltivare vegetali per il consumo diretto degli umani), e oltre all'uso indiscriminato della chimica, vi è la questione dell'enorme consumo d'acqua in un mondo irrimediabilmente assetato, il consumo di energia, il problema dello smaltimento delle deiezioni animali e dei prodotti di scarto, le ripercussioni sul clima, l'erosione del suolo, e la desertificazione di vaste zone.
Ho detto che carne e latte sono gli alimenti più “dispendiosi”, ora spiego cosa si intende.
Nel trasformare vegetali in proteine animali, un'ingente quantità delle proteine e dell'energia contenute nei vegetali viene sprecata: il cibo serve infatti a sostenere il metabolismo degli animali allevati, ed inoltre vanno considerati i tessuti non commestibili come ossa, cartilagini e frattaglie, e le feci.
Esiste il cosiddetto "indice di conversione", che misura la quantità di cibo necessaria a far crescere di 1 kg l'animale. Ad un vitello servono 13 kg di mangime per aumentare di 1 kg, mentre ne servono 11 a un vitellone (un bue giovane) e 24 ad un agnello. I polli richiedono invece solo 3 kg di cibo per ogni kg di peso corporeo. Se si considera poi che l'animale non è tutta carne, ma vi sono anche gli "scarti", queste quantità vanno raddoppiate.
Il rendimento delle proteine animali è ancora più basso.
Un bovino, ad esempio, ha un'efficienza di conversione delle proteine animali di solo il 6%: consumando cioè 790 kg di proteine vegetali, produce meno di 50 kg di proteine.
L'economista Frances Moore Lappé fa notare come, nel 1979, 145 milioni di tonnellate di cereali e soia siano stati utilizzate negli USA come mangime per gli animali. Di queste, solo 21 milioni sono state poi rese disponibili per l'alimentazione umana in forma di carne, latte e uova. I 124 milioni di tonnellate di cibo vegetale sprecato avrebbero fornito una porzione di cibo nutriente per tutti gli esseri umani della Terra, ogni giorno, per un anno.
Oltre allo spreco di energia necessaria per il funzionamento dell'organismo, va contata l'energia necessaria per la coltivazione del cibo per gli animali e per il funzionamento degli allevamenti stessi.
Dal punto di vista dell'uso di combustibile fossile, per ogni caloria di carne bovina servono 78 calorie di combustibile, per ogni caloria di latte ne servono 36, e per ogni caloria che proviene dalla soia sono necessarie solo 2 calorie di combustibile fossile, un rapporto di 39:1 a sfavore della carne.
Jon R. Louma afferma che per ogni caloria ingerita dall'americano medio, servono 9.8 calorie di carburante fossile, quindi in un anno un americano "mangia" 13 barili di petrolio.
3- Il problema dell’acqua
Ho voluto mettere in un punto a parte il problema dell’acqua, che a mio avviso è ancora più grave del problema della fame nel mondo.
Il 70% dell'acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall'agricoltura (i cui prodotti servono per la maggior parte a nutrire gli animali d'allevamento).
Quasi la metà dell'acqua consumata negli Stati Uniti è destinata alle coltivazioni di alimenti per il bestiame.
Gli allevamenti consumano una quantità d'acqua molto maggiore di quella necessaria per coltivare soia, cereali, o verdure per il consumo diretto umano.
Dobbiamo sommare, infatti, l'acqua impiegata nelle coltivazioni, che avvengono in gran parte su terre irrigate, l'acqua necessaria ad abbeverare gli animali e l'acqua per pulire le stalle.
Una vacca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, 50 litri un bovino o un cavallo, 20 litri un maiale e circa 10 una pecora.
Il settimanale Newsweek ha calcolato che per produrre soli cinque chili di carne bovina serve tanta acqua quanta ne consuma una famiglia media in un anno.
Facendo un calcolo basato sulla quantità di proteine prodotte si ottiene un rapporto molto sbilanciato a sfavore degli allevamenti: per un chilo di proteine animali occorre un volume d'acqua 15 volte maggiore di quello necessario alla produzione della stessa quantità di proteine vegetali.
Il Consiglio mondiale delle acque sostiene che da qui al 2020 per sfamare il mondo sarà necessario avere almeno il 17 per cento in più dell'acqua attualmente disponibile, diversamente sarà il disastro.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il 19% delle morti per malattie infettive sia dovuto alla scarsità di acqua. nel decennio 1980-1990 una nuova teoria di reidratazione ha salvato tre milioni di bambini da morte certa per malattie infantili come la diarrea.
4- L’uomo è onnivoro?
Domanda difficile a cui rispondere (ma non troppo forse).
Analizzando un po’ più in dettaglio il corpo umano e i suoi processi digestivi si possono notare curiose “coincidenze”.
Per dare un'idea dell'ipocrisia dell'uomo e della commedia che mette in atto per celare la verità, basta ragionare - anche per un solo attimo - sul modo in cui mangia la carne. L'uomo è costretto a camuffare questo cibo - non compatibile con il suo organismo - con una infinita quantità di salse e salsette, non prima di averlo fritto o bollito o invecchiato, e trasformato in mille modi. Questo modo di camuffare la realtà non so perché mi ricorda molto i politici :) Sembra che in fondo in fondo siamo tutti un po' politici :)
Se davvero l'uomo è un carnivoro od onnivoro (come molti, anzi moltissimi, credono), perché non mangia la carne come tutti gli altri veri carnivori ed onnivori, e cioè cruda? Sarebbe opportuno porsi di tanto in tanto questo genere di domande, senza dare tutto per scontato e senza dare credito alle altrui opinioni a scatola chiusa.
Provate solo per un attimo a pensare di togliere dall’uomo tutti quei condizionamenti che la società gli inculca. Impossibile vero? Sono d’accordo, ma possiamo fare una cosa, proviamo a prendere un essere umano in cui questo condizionamento è molto inferiore, e cioè: un bambino.
Prendiamo le cose come sono in natura, prendiamo un frutto e un animale, ammazziamo l'animale e lo squartiamo e mettiamo il bambino affamato di fronte ad una scelta, frutto o ventra dell'animale ammazzato fresco fresco (magari anche davanti al bambino, tanto se è la sua natura...).
Secondo voi cosa sceglierebbe?
Ora ripetiamo la stesso esperimento con un leone.
Secondo te cosa sceglierebbe?
Ora prendiamo un bambino, diciamogli che per natura deve mangiare carne sennò sta male, diciamogli che per natura è onnivoro, prendiamo l'animale ammazzato, cuociamolo, mettiamoci delle buone spezie e mettiamolo un'altra volta di fronte alla scelta. Questa volta forse sarebbe in grado anche di imbattersi nella scelta della carne, ma non è affatto detto, molto più probabilmente sceglierà ancora il frutto.
E non a caso i macelli sono sempre nascosti alla vista del pubblico: per potersi nutrire di animali, le persone devono allontanare il pensiero della loro uccisione, ci deve essere separazione tra l'immagine dell'animale vivo nella "fattoria" (sempre felice e giocoso nelle pubblicità) (che oggi ormai non esiste quasi più ed è sostituita dagli allevamenti intensivi) e la sua carne da infilzare con la forchetta. Se ciascuno dovesse ammazzare da sé gli animali che mangia, sicuramente molti di loro avrebbero salva la vita.
Molti biologi e fisiologi sono d'accordo nell'affermare che l'uomo, in realtà, non è fisiologicamente "costruito" per mangiare carne, e offrono prove estremamente convincenti. Vediamo quali: la classe dei carnivori ha una struttura fisica predatoria (artigli, canini sviluppati), intestino breve (solo 3 volte la lunghezza del tronco) e fortemente acido (10 volte di più di un normale erbivoro); l'intestino breve, lungo 3 volte il tronco, serve ad evitare una sosta troppo prolungata della carne ingerita, in quanto essa è facilmente putrescibile. L'intestino breve, inoltre, è fortemente acido perché deve neutralizzare le sostanze tossiche carnee.
Vediamo come avviene la digestione della carne: una volta giunta nello stomaco la carne ha bisogno, per essere digerita, della secrezione di succhi gastrici ricchissimi di acido idrocloridico. I carnivori, infatti, secernono grandi quantità di acido idrocloridrico, atto a sciogliere le ossa. Il tratto intestinale dove avviene l'ultima parte della digestione, che serve a far passare gli elementi nutrivi nel sangue, deve per forza di cose essere meno lungo possibile: si deve considerare, infatti, che il pezzo di carne altro non è che un cadavere in putrefazione che crea velenosi rifiuti all'interno del corpo. Il carnivoro, quindi, deve liberarsene il più presto possibile. Il problema, per i non carnivori, è la lunghezza del tratto intestinale, che a volte è lungo addirittura 20 volte il tronco. Se i non carnivori mangiassero carne, questa rimarrebbe nel loro corpo un tempo troppo lungo, avvelenandoli.
Passiamo alla classe degli erbivori: struttura fisica forte ma non aggressiva, dentatura priva di veri incisivi superiori per addentare frutti, e canini per dilaniare; intestino lungo sino a 20 volte il tronco, enzima digestivo capace di trasformare e assimilare la cellulosa delle piante. Gli erbivori secernono una quantità minima di acido idrocloridrico, non sufficiente a digerire del tutto la carne.
Poi c'è la classe degli onnivori, parenti stretti dei carnivori, che conservano una certa aggressività e sono simili in molte caratteristiche fisiche ai carnivori; molti, ad esempio, non collocano il cane tra i carnivori, poiché se nutrito di sola carne esso muore.
Adesso osserviamo l'uomo: struttura fisica non aggressiva, tubo digerente lungo 12 volte la lunghezza del tronco, mandibole deboli e non pronunciate, secrezione salivare idonea (grazie alla ptialina) agli amidi dei cereali, dentatura sviluppata soprattutto negli incisivi per mordere e addentare frutti e nei molari piatti e robusti per macinare semi, stomaco debole e poco acido, che non possiede gli enzimi adatti a neutralizzare le sostanze tossiche prodotte dalla decomposizione della carne; inoltre il suo intestino ha bisogno di stimoli che favoriscano il movimento peristaltico: frutti, cereali ed ortaggi hanno queste capacità, la carne no. L'intestino crasso, inoltre, per ottimizzare la sua funzione deve avere un contenuto acido: i semi, le radici e i frutti lasciano nel crasso residui acidi, mentre le carni lasciano residui alcalini: ammoniaca e basi diverse. Fisiologicamente l'uomo è più simile ai mangiatori di piante e agli animali da pascolo e da foraggio (come le scimmie, gli elefanti e le mucche), che non ai carnivori come tigri e leopardi. I carnivori, ad esempio, non traspirano dalla pelle: la temperatura corporea viene regolata con il respiro accelerato e l'estrusione della lingua. Gli animali vegetariani, invece, sono dotati di pori sudoriferi per eliminare le impurità e regolare la temperatura.
Tutte coincidenze? Sarà ma a me non mi convince...
I carnivori devono lambire i liquidi (esempio: i gatti), mentre gli animali vegetariani succhiano i liquidi attraverso i denti, come gli uomini.
Pare proprio che l'uomo non rientri né nella classe dei carnivori, né in quella degli onnivori, anzi per alcune caratteristiche fisiche potrebbe essere accostato ai frugivori (come le scimmie) ed in modo minore ai granivori (scoiattoli e topi). Vediamo perché: l'uomo ha una mano pensile come le scimmie e i roditori, atta ad afferrare e cogliere frutti ed oggetti tondeggianti. Se consideriamo la placenta, quella umana è discoidale, come quella delle scimmie antropoidi. Sembra dunque che l'uomo abbia come cibo elettivo i semi, la frutta, la verdura e gli ortaggi.
Quale conclusione dovremmo dunque trarre da questa breve analisi scientifica?
Esistono prove evidenti del fatto che gli essere umani non sono adatti a mangiare carne, e chi decide volontariamente di ignorare tali prove, se ne assume tutte le responsabilità.
5- L’istinto e l'intuito
Molto spesso mi sento ripetere che l’uomo è superiore agli animali, senza però andare a vedere gli innumerevoli casi in cui gli animali sono superiori all’uomo, per vista, udito, olfatto e tantissime altre caratteristiche. Allora sta forse scritto da qualche parte che un essere superiore ha il diritto di togliere la vita a piacimento agli esseri inferiori? Se così fosse al mondo resterebbe solo quell’unico essere (neanche specie) superiore, ma ovviamente non è così, tale diritto non lo si ha.
La scienza di cui tanto ci vantiamo, la medicina, sapete che l’uomo spesso e volentieri si riduce a "copiare" gli animali per fare le “scoperte”?
Si avete capito bene, "copiare", come quando lo studente somarello non sa cosa scrivere nel compito in classe e copia dal compagno più bravo. Vi riporto di seguito questo interessante articolo.
Si sa, gli animali sanno curarsi molto meglio di noi. Più attenti ai segnali che il loro fisico lancia loro, sono addirittura in grado di anticipare il medico. Prediligono, neanche a dirsi, i rimedi naturali. Così, chi ingoiando intere piante, chi frutti particolari per “regolare” le gravidanze, sono un esempio della loro capacità di auto curarsi. Adoperano efficaci rimedi naturali per liberarsi da pulci e parassiti, curano le proprie ferite e i propri malesseri con particolari erbe mediche. Tanto che molti di loro hanno insegnato a medici, chimici ed erboristi le proprietà medicamentose di numerose piante.
Un gruppo internazionale di biologi ha scoperto che gli scimpanzé di un parco nazionale in Uganda consumano argilla e foglie di una pianta africana, per combattere la malaria. Le scimmie ingoiano l’argilla (tra l’altro ricca di un minerale che cura i disturbi intestinali), prima o immediatamente dopo aver ingerito la pianta. Grazie ad analisi di laboratorio, si è chiarito il motivo: l’effetto antimalarico viene raggiunto solo se la pianta è ingoiata assieme all’argilla.
(Non è strabiliante!?!?!? Addirittura la difficoltà non stava nell’intuire un solo componente medicamentoso, ma due che insieme reagivano chimicamente! E poi mi venite a dire che l’uomo è superiore? Che noi abbiamo la scienza? Per forza, loro non ne hanno bisogno della nostra imperfetta scienza, hanno sviluppato molto meglio di noi qualcosa di molto più potente: l’INTUITO.
Sono convinto che anche noi esseri umani potremmo svilupparlo, ma sembra che si sia optati per un’altra via, quella della ragione che nega l’intuito…e andiamo avanti così).
Continuo con l'articolo...
Lo storno costruisce il nido aggiungendo parti di alcune piante, tipo la carota selvatica, perché proteggerà i piccoli dai parassiti. Il bufalo cerca caverne per procurarsi sali minerali che lecca dalle rocce così da integrare la sua dieta carente di queste sostanze. E ancora: il colobo rosso, una scimmia, ha una singolare alimentazione: predilige il carbone nelle sue varie forme. Siccome va matto per le foglie di piante di mango e mandorlo indiano, ricche però di sostanze che interferiscono con la digestione, il carbone annulla l’effetto indesiderato permettendo l’assorbimento di preziose proteine.
Insomma, è evidente che gli animali siano maestri di automedicazione. Per istinto, o per apprendimento dai genitori, sanno mantenersi in ottima salute nel loro habitat, senza l’ausilio del veterinario. Nella loro alimentazione evitano accuratamente sostanze velenose e, se proprio gli capita d’intossicarsi sanno come riparare.
Altra piccola considerazione per cercare di capire qual è la nostra natura, pensiamo all'istinto, quando un bambino vede una lepre correre, o un passero volare, quanti di loro ci vedono del cibo? (se il bambino non è troppo condizionato)
Proviamo invece ad osservare un leone, cosa credete che ci veda lui in una gazzella che corre?
Il bambino e il leone secondo voi provano le stesse emozioni? Potremmo dire che queste emozioni vengono provate anche di fronte ad un frutto?
Non credo proprio.
Il leone, o anche un semplice gatto domestico, al solo odore della carne cruda impazzisce mentre un bambino ne resta schifato. Significa qualcosa questo secondo voi?
Chi ammazza gli animali ha dovuto imparare e abituarsi, non è stato facile per nessuno e soprattutto i bambini se hanno l'opportunità di vedere l'uccisione degli animali che poi finiscono nella loro tavola ne restano scioccati. Credo che per nessuno sia stato piacevole e facile sgozzare la gallina, o il coniglio o il maiale le prime volte, ma poi ci si abituta (sta cosa mi ricorda un po' i killer, accade lo stesso processo).
Perché nelle scuole si fanno spesso e volentieri visite guidate in fabbriche alimentari ma mai viene in mente loro di portare i bambini in un allevamento intensivo e fargli vedere come vengono uccisi gli animali? Se per l'uomo è un gesto naturale non vedo cosa ci sia di male nel mostrarlo ai bambini, nel mondo animale accade così, la mamma mostra al cucciolo come cacciare e questo lo ripete fino a che il cucciolo cresce e diventa capace di procurarsi il cibo da solo.
Questa cosa è possibile osservarla perfino con i gatti domestici (per chi ha un giardino ed essi sono liberi di uscire), la mamma quando ha i micetti piccoli va sempre a cacciare qualche lucertola o qualche passero per mostrarli loro (perfino se la mamma usualmente non caccia mai ma si limita a mangiare crocchette, almeno questo è quello che la mia gatta fà).
Vorrei far notare un altro aspetto, la natura è una cosa, l'istinto di sopravvivenza è un'altra, e ciò che l'uomo fà nel momento in cui sente minacciata la sua sopravvivenza non possiamo certo considerarlo naturale, ma a situazioni eccezionali si trovano rimedi eccezionali.
In Iraq ad esempio i prigionieri di guerra chiusi in container per istinto di sopravvivenza hanno mangiato altri cadaveri umani e feci e hanno bevuto urine, possiamo dire che tutto quello che l'uomo è in grado di fare è naturale? Credo di no. Allora è bene non confondere ciò che facciamo con gioia e semplicità da ciò che per farlo (mi riferisco all'uccisione degli animali per mangiarli) abbiamo bisogno di vincere un certo ribrezzo (sintomo di errore).
Concludo augurandovi di risvegliare in voi quell’intuito che ognuno di voi ha e che consce la Verità ultima delle cose.
Un saluto affettuoso, e rispetto comunque le vostre scelte, vegetariani o non vegetariani, l'importante è essere convinti di quello che si fà ed avere delle ragioni per cui le si fà, e soprattutto cercare la Verità, perché come disse un tale: chi cerca trova.