venerdì 23 gennaio 2009

Vegetariani meno colpiti dal diabete e non solo...

Voglio riportarvi una notizia piuttosto fresca (14/01/2009) come ulteriore conferma di quanto già si pensava.

Queste le dichiarazioni del professor Bernard Guy-Grand, prestigioso ricercatore dell'Istituto francese per la nutrizione, in seguito ad un suo approfondito studio.

Dall'ANSA del 14 gennaio 2009:

"Essere vegetariani ha i suoi vantaggi: meno incidenza dei casi di diabete e di obesità, ma anche meno problemi coronarici. Non bastano, però, le verdure: il segreto è associarle a legumi e cereali, un binomio che produrrebbe proteine molto simili a quelle presenti nella carne. Studi hanno rilevato che i vegetariani soffrono meno di ipertensione, problemi coronarici, diabete e obesità."

E' bene sapere che cereali e legumi non devono essere necessariamente consumati nello stesso pasto, per avere un'alimentazione equilibrata, basta che siano consumati nell'arco della giornata.

Questo studio è l'ennesima conferma, di come l'alimentazione vegetariana sia non solo nutrizionalmente adeguata, ma anche salutare, cioè in grado di ridurre il rischio di comparsa di molte gravi malattie.

giovedì 22 gennaio 2009

Indiani d'America...un po' di chiarezza

Salve a tutti, in questo post voglio parlarvi degli Indiani d’America ovvero dei Nativi Americani.

Per Nativi americani si intendono tutti i popoli indigeni che vivevano in America prima della colonizzazione degli europei.

Sarà capitato a molti di voi di sentir parlare degli Indiani d’America, degli sciamani, o di strani rituali o poteri. Oggi vorrei fare un po’ di chiarezza su quello che purtroppo gira intorno a tutto questo argomento.

Vi sono molti annunci, libri e siti web che promettono di fare di te uno "Sciamano", magari in un fine settimana, in poche pratiche lezioni e dietro compenso.

Vorrei presentarvi ora il pensiero degli Indiani d'America su tutto questo.

Considera bene ciò che segue prima di fare un simile passo fatale e di investire denaro, tempo e sentimenti in qualsivoglia “sentiero dello sciamano”:

I Nativi Americani NON ritengono etico chiedere denaro per eseguire cerimonie o impartire insegnamenti (e questa è una regola etica di quasi tutti i sentieri spirituali, FORSE si potrebbe perfino dire di tutti quelli seri senza fare troppi torti a nessuno).

Chiunque vi chieda anche un solo centesimo non è autenticamente Indiano.

La tradizione dei Nativi Americani ritiene il racconto orale e faccia a faccia la SOLA maniera accettabile di trasmettere tradizioni e insegnamenti.

Ogni presunto insegnamento impartito su libri e siti web NON è AUTENTICO.

Imparare "La Medicina" richiede DECINE DI ANNI e deve essere fatto con grande cautela e pazienza, per rispetto verso ciò che è sacro.OGNI offerta di insegnamento di tutto ciò che c'è da sapere sull'argomento in un seminario lungo un week-end è al meglio illusione, al peggio frode.

La maggior parte di questi insegnanti FRAUDOLENTI non è affatto rispettabile.

Alcuni, come Robert "Ghost Wolf", al secolo Robert Franzone, e Forrest Carter sono di fatto stati INCRIMINATI PER FRODE.
Alcuni sono predatori sessuali in cerca di potenziali vittime.
"Sun Bear", al secolo Vincent LaDuke, era uno strupratore seriale in attesa di giudizio, prima della sua morte, per lo stupro di molte donne, compresa una ragazzina di 14 anni.
Sarebbe bene che le donne fossero particolarmente guardinghe nei confronti di qualunque "maestro" che sostenga che il sesso è parte integrante di una "cerimonia".
Molti di questi TRUFFATORI fantasticano il mondo degli Indiani d'America come molti bianchi VORREBBERO che fosse. Un'altro modo di dirla è che sono semplicemente dei bugiardi e dei truffatori.

Alcuni, come Carlos Castaneda sono stati presunti tali addirittura tre decadi fa.

Se vi chiedete: "ce ne sarà uno vero e che possa insegnarmi bene?"

Considerate ciò che segue a riguardo la spiritualità degli Indiani d'America:

Le credenze religiose degli Indiani d'America sono COMUNI, non focalizzati sulla fede dell'individuo come ad esempio il Cristianesimo.

Essi sono SPECIFICI DELLA TRIBU DI APPARTENENZA. Non esiste una generica spiritualità Nativo Americana.

Le differenze tra tribù e tribù possono essere significative come quelle tra l' Induismo e la Chiesa di Inghilterra. A nessuno verrebbe in mente di mettere queste ultime insieme come "spiritualità Indo-Europea", eppure questo è esattamente ciò che fanno molti TRUFFATORI mescolando insieme pezzi e bocconi di differenti tradizioni e insegnandole.

Gli Anziani tradizionalisti sono molto attenti a cambiare i rituali e a mischiare tradizioni differenti.

Può succedere certo, ma solo dopo lunghe e attente serie di discussioni che possono richiedere decine d'anni.

I TRUFFATORI dal canto loro fanno tutto un pò a casaccio, alla carlona, mostrando la loro ignoranza.

Se la copertina di un libro riporta "New Age" o "Sciamanesimo", quel libro NON è di per se una fonte qualificata sui Nativi Americani.

Spesso c'è anche la tendenza a nominare una persona "sciamano" dietro compenso.

Se foste interessati alla religione ebraica, paghereste qualcuno per nominarvi Rabbino dopo un seminario lungo un week-end o anche qualche mese?

Pensate alla mancanza di rispetto costoro mostrano verso i Nativi Americani e alle loro religioni, senza pensare a coloro che vengono defraudati per averli seguiti.

I Nativi Americani NON usano il termine "SCIAMANO".


Parti di questo post sono tratte da un articoloo di:
Al Carroll (Mescalero Apache)

mercoledì 21 gennaio 2009

Discorso di Barack Obama

Riporto di seguito due video da cui è possibile ascoltare il discorso del 44° presidente degli Stati Uniti d'America: Barack Obama.

Il discorso è carico di energia e di buoni propositi, mostra grande consapevolezza, da parte del neopresidente, della situazione critica attuale ma mostra anche una grande autostima e stima verso il popolo americano.

Speriamo che gli americani trovino la forza e la voglia di remare tutti nella giusta direzione, il futuro del mondo dipende molto anche da ognuno di loro.





Per chi preferisse leggerlo, riporto di seguito anche il testo integrale del discorso:

Concittadini, oggi sono qui di fronte a voi con umiltà di fronte all'incarico, grato per la fiducia che avete accordato, memore dei sacrifici sostenuti dai nostri antenati. Ringrazio il presidente Bush per il suo servizio alla nostra nazione, come anche per la generosità e la cooperazione che ha dimostrato durante questa transizione.

Sono quarantaquattro gli americani che hanno giurato come presidenti. Le parole sono state pronunciate nel corso di maree montanti di prosperità e in acque tranquille di pace. Ancora, il giuramento è stato pronunciato sotto un cielo denso di nuvole e tempeste furiose. In questi momenti, l'America va avanti non semplicemente per il livello o per la visione di coloro che ricoprono l'alto ufficio, ma perché noi, il popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati, e alla verità dei nostri documenti fondanti. Così è stato. Così deve essere con questa generazione di americani.

Che siamo nel mezzo della crisi ora è ben compreso. La nostra nazione è in guerra, contro una rete di vasta portata di violenza e odio. La nostra economia è duramente indebolita, in conseguenza dell'avidità e dell'irresponsabilità di alcuni, ma anche del nostro fallimento collettivo nel compiere scelte dure e preparare la nazione a una nuova era. Case sono andate perdute; posti di lavoro tagliati, attività chiuse. La nostra sanità è troppo costosa, le nostre scuole trascurano troppi; e ogni giorno aggiunge un'ulteriore prova del fatto che i modi in cui usiamo l'energia rafforzano i nostri avversari e minacciano il nostro pianeta.

Questi sono indicatori di crisi, soggetto di dati e di statistiche. Meno misurabile ma non meno profondo è l'inaridire della fiducia nella nostra terra: la fastidiosa paura che il declino dell'America sia inevitabile, e che la prossima generazione debba ridurre le proprie mire. Oggi vi dico che le sfide che affrontiamo sono reali. Sono serie e sono molte. Non saranno vinte facilmente o in un breve lasso di tempo. Ma sappi questo, America: saranno vinte. In questo giorno, ci riuniamo perché abbiamo scelto la speranza sulla paura, l'unità degli scopi sul conflitto e la discordia. In questo giorno, veniamo per proclamare la fine delle futili lagnanze e delle false promesse, delle recriminazioni e dei dogmi logori, che per troppo a lungo hanno strangolato la nostra politica.

Rimaniamo una nazione giovane, ma, nelle parole della Scrittura, il tempo è venuto di mettere da parte le cose infantili. Il tempo è venuto di riaffermare il nostro spirito durevole; di scegliere la nostra storia migliore; di riportare a nuovo quel prezioso regalo, quella nobile idea, passata di generazione in generazione: la promessa mandata del cielo che tutti sono uguali, tutti sono liberi, e tutti meritano una possibilità per conseguire pienamente la loro felicità.

Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, capiamo che la grandezza non va mai data per scontata. Bisogna guadagnarsela. Il nostro viaggio non è mai stato fatto di scorciatoie o di ribassi. Non è stato un sentiero per i deboli di cuore, per chi preferisce l’ozio al lavoro, o cerca solo i piaceri delle ricchezze e della celebrità. E’ stato invece il percorso di chi corre rischi, di chi agisce, di chi fabbrica: alcuni celebrato ma più spesso uomini e donne oscuri nelle loro fatiche, che ci hanno portato in cima a un percorso lungo e faticoso verso la prosperità e la libertà.

Per noi hanno messo in valigia le poche cose che possedevano e hanno traversato gli oceani alla ricerca di una nuova vita.

Per noi hanno faticato nelle fabbriche e hanno colonizzato il West; hanno tollerato il morso della frusta e arato il duroterreno.

Per noi hanno combattuto e sono morti in posti come Concord e Gettysburg, la Normandia e Khe Sahn.

Ancora e ancora questi uomini e queste donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato fino ad avere le mani in sangue, perché noi potessimo avere un futuro migliore. Vedevano l’America come più grande delle somme delle nostre ambizioni individuali, più grande di tutte le differenze di nascita o censo o partigianeria.

Questo è il viaggio che continuiamo oggi. Rimaniamo il paese più prosperoso e più potente della Terra. I nostri operai non sono meno produttivi di quando la crisi è cominciata. Le nostre menti non sono meno inventive, i nostri beni e servizi non meno necessari della settimana scorsa o del mese scorso o dell’anno scorso. Le nostre capacità rimangono intatte. Ma il nostro tempo di stare fermi, di proteggere interessi meschini e rimandare le decisioni sgradevoli, quel tempo di sicuro è passato. A partire da oggi, dobbiamo tirarci su, rimetterci in piedi e ricominciare il lavoro di rifare l’America.

Perché ovunque guardiamo, c’è lavoro da fare. Lo stato dell’economia richiede azioni coraggiose e rapide, e noi agiremo: non solo per creare nuovi lavori ma per gettare le fondamenta della crescita. Costruiremo le strade e i ponti, le reti elettriche, le linee digitali per nutrire il nostro commercio e legarci assieme. Ridaremo alla scienza il posto che le spetta di diritto e piegheremo le meraviglie della tecnologia per migliorare le cure sanitarie e abbassarne i costi. Metteremo le briglie al sole e ai venti e alla terra per rifornire le nostre vetture e alimentare le nostre fabbriche. E trasformeremo le nostre scuole e i college e le università per soddisfare le esigenze di una nuova era. Tutto questo possiamo farlo. E tutto questo faremo.

Ci sono alcuni che mettono in dubbio l’ampiezza delle nostre ambizioni, che suggeriscono che il nostro sistema non può tollerare troppi piani grandiosi. Hanno la memoria corta. Perché hanno dimenticato quanto questo paese ha già fatto: quanto uomini e donne libere possono ottenere quando l’immaginazione si unisce a uno scopo comune, la necessità al coraggio.

Quello che i cinici non riescono a capire è che il terreno si è mosso sotto i loro piedi, che i diverbi politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non hanno più corso. La domanda che ci poniamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funziona: se aiuta le famiglie a trovare lavori con stipendi decenti, cure che possono permettersi, unapensione dignitosa. Quando la risposta è sì, intendiamo andareavanti. Quando la risposta è no, i programmi saranno interrotti. E quelli di noi che gestiscono i dollari pubblici saranno chiamati a renderne conto: a spendere saggiamente, a riformare le cattive abitudini, e fare il loro lavoro alla luce del solo, perché solo allora potremo restaurare la fiducia vitale fra un popolo e il suo governo.

Né la domanda è se il mercato sia una forza per il bene o per il male. Il suo potere di generare ricchezza e aumentare la libertànon conosce paragoni, ma questa crisi ci ha ricordato che senza occhi vigili, il mercato può andare fuori controllo, e che unpaese non può prosperare a lungo se favorisce solo i ricchi. Il successo della nostra economia non dipende solo dalle dimensioni del nostro prodotto interno lordo, ma dall’ampiezza della nostra prosperità, dalla nostra capacità di ampliare le opportunità a ogni cuore volonteroso, non per beneficenza ma perché è la via più sicura verso il bene comune.

Per quel che riguarda la nostra difesa comune, respingiamo come falsa la scelta tra la nostra sicurezza e i nostri ideali. I Padri Fondatori, di fronte a pericoli che facciamo fatica a immaginare, prepararono un Carta che garantisse il rispetto della legge e i diritti dell’uomo, una Carta ampliata con il sangue versato da generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondoe non vi rinunceremo in nome del bisogno. E a tutte le persone e i governi che oggi ci guardano, dalle capitali più grandi al piccolo villaggio in cui nacque mio padre, dico: sappiate che l’America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che cerca un futuro di pace e dignità, e che siamo pronti di nuovo a fare da guida.

Ricordate che le generazioni passate sconfissero il fascismo e il comunismo non solo con i carri armati e i missili, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci. Capirono che la nostra forza da sola non basta a proteggerci, né ci dà il diritto di fare come ci pare. Al contrario, seppero che il potere cresce quando se ne fa un uso prudente; che la nostra sicurezza promana dal fatto che la nostra causa giusta, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell’umiltà e della moderazione.

Noi siamo i custodi di questa eredità. Guidati ancora una volta da questi principi, possiamo affrontare quelle nuove minacce cherichiedono sforzi ancora maggiori - e ancora maggior cooperazione e comprensione fra le nazioni. Inizieremo a lasciare responsabilmente l’Iraq al suo popolo, e a forgiare una pace pagata a caro prezzo in Afghanistan. Insieme ai vecchi amici e agli ex nemici, lavoreremo senza sosta per diminuire la minaccia nucleare, e allontanare lo spettro di un pianeta surriscaldato. Non chiederemo scusa per la nostra maniera di vivere, né esiteremo a difenderla, e a coloro che cercano di ottenere i loro scopi attraverso il terrore e il massacro di persone innocenti, diciamo che il nostro spirito è più forte e non potrà essere spezzato. Non riuscirete a sopravviverci, e vi sconfiggeremo.

Perché sappiamo che il nostro multiforme retaggio è una forza, non una debolezza: siamo un Paese di cristiani, musulmani, ebrei e indù - e di non credenti; scolpiti da ogni lingua e cultura, provenienti da ogni angolo della terra. E dal momento che abbiamo provato l’amaro calice della guerra civile e della segregazione razziale, per emergerne più forti e più uniti, non possiamo che credere che odii di lunga data un giorno scompariranno; che i confini delle tribù un giorno si dissolveranno; che mentre il mondo si va facendo più piccolo, la nostra comune umanità dovrà venire alla luce; e che l’America dovrà svolgere un suo ruolo nell’accogliere una nuova era di pace.

Al mondo islamico diciamo di voler cercare una nuova via di progresso, basato sull’interesse comune e sul reciproco rispetto. A quei dirigenti nel mondo che cercano di seminare la discordia, o di scaricare sull’Occidente la colpa dei mali delle loro società, diciamo: sappiate che il vostro popolo vi giudicherà in base a ciò che siete in grado di costruire, non di distruggere. A coloro che si aggrappano al potere grazie alla corruzione, all’inganno, alla repressione del dissenso, diciamo: sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia; ma che siamo disposti a tendere la mano se sarete disposti a sciogliere il pugno.

Ai popoli dei Paesi poveri, diciamo di volerci impegnare insieme a voi per far rendere le vostre fattorie e far scorrere acque pulita; per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quei Paesi che come noi hanno la fortuna di godere di una relativa abbondanza, diciamo che non possiamo più permetterci di essere indifferenti verso la sofferenza fuori dai nostri confini; né possiamo consumare le risorse del pianeta senza pensare alle conseguenze. Perché il mondo è cambiato, e noi dobbiamo cambiare insieme al mondo.

Volgendo lo sguardo alla strada che si snoda davanti a noi, ricordiamo con umile gratitudine quei coraggiosi americani che in questo stesso momento pattugliano deserti e montagne lontane. Oggi hanno qualcosa da dirci, così come il sussurro che ci arriva lungo gli anni dagli eroi caduti che riposano ad Arlington: rendiamo loro onore non solo perché sono custodi della nostra libertà, ma perché rappresentano lo spirito di servizio, la volontà di trovare un significato in qualcosa che li trascende. Eppure in questo momento - un momento che segnerà una generazione - è precisamente questo spirito che deve animarci tutti.

Perché, per quanto il governo debba e possa fare, in definitiva sono la fede e la determinazione del popolo americano su cui questo Paese si appoggia. E’ la bontà di chi accoglie uno straniero quando le dighe si spezzano, l’altruismo degli operai che preferiscono lavorare meno che vedere un amico perdere il lavoro, a guidarci nelle nostre ore più scure. E’ il coraggio del pompiere che affronta una scala piena di fumo, ma anche la prontezza di un genitore a curare un bambino, che in ultima analisi decidono il nostro destino.

Le nostre sfide possono essere nuove, gli strumenti con cui le affrontiamo possono essere nuovi, ma i valori da cui dipende il nostro successo - il lavoro duro e l’onestà, il coraggio e il fair play, la tolleranza e la curiosità, la lealtà e il patriottismo - queste cose sono antiche. Queste cose sono vere. Sono state la quieta forza del progresso in tutta la nostra storia. Quello che serve è un ritorno a queste verità. Quello che ci è richiesto adesso è una nuova era di responsabilità - un riconoscimento, da parte di ogni americano, che abbiamo doveri verso noi stessi, verso la nazione e il mondo, doveri che non accettiamo a malincuore ma piuttosto afferriamo con gioia, saldi nella nozione che non c’è nulla di più soddisfacente per lo spirito, di più caratteristico della nostra anima, che dare tutto a un compito difficile.

Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza.

Questa è la fonte della nostra fiducia: la nozione che Dio ci chiama a forgiarci un destino incerto. Questo il significato della nostra libertà e del nostro credo: il motivo per cui uomini e donne e bambine di ogni razza e ogni fede possono unirsi in celebrazione attraverso questo splendido viale, e per cui un uomo il cui padre sessant’anni fa avrebbe potuto non essere servito al ristorante oggi può starvi davanti a pronunciare un giuramento sacro.

E allora segnamo questo giorno col ricordo di chi siamo e quanta strada abbiamo fatto. Nell’anno della nascita dell’America, nel più freddo dei mesi, un drappello di patrioti si affollava vicino a fuochi morenti sulle rive di un fiume gelato. La capitale era abbandonata. Il nemico avanzava, la neve era macchiata di sangue. E nel momento in cui la nostra rivoluzione più era in dubbio, il padre della nostra nazione ordinò che queste parole fossero lette al popolo: “Che si dica al mondo futuro... Che nel profondo dell’inverno, quando nulla tranne la speranza e il coraggio potevano sopravvivere... Che la città e il paese, allarmati di fronte a un comune pericolo, vennero avanti a incontrarlo”.

America. Di fronte ai nostri comuni pericoli, in questo inverno delle nostre fatiche, ricordiamoci queste parole senza tempo. Con speranza e coraggio, affrontiamo una volta ancora le correnti gelide, e sopportiamo le tempeste che verranno. Che i figli dei nostri figli possano dire che quando fummo messi alla prova non ci tirammo indietro né inciampammo; e con gli occhi fissi sull’orizzonte e la grazia di Dio con noi, portammo avanti quel grande dono della libertà, e lo consegnammo intatto alle generazioni future.

martedì 20 gennaio 2009

Karl Marx

"Owners of capital will stimulate working class to buy more and more of
expensive goods, houses and technology, pushing them to take more and more
expensive credits, until their debt becomes unbearable. The unpaid debt
will lead to bankruptcy of banks, which will have to be nationalized, and
State will have to take the road which will eventually lead to communism."

Karl Marx, 1867

"I proprietari di capitale stimoleranno la classe operaia a comprare più e più
merci costose, case e tecnologie, spingendoli a prendere più e più
credito, finché i loro debiti diventeranno insostenibili. I debiti non pagati
condurranno alla bancarotta delle banche, le quali dovranno essere nazionalizzate, e
lo stato dovrà prendere la strada che alla fine porterà al comunismo."

Karl Marx, 1867