Barbieri e Dio.
Un tizio si reca da un barbiere per farsi tagliare i capelli e radere la barba.
Appena il barbiere comincia a lavorare, iniziano ad avere una buona conversazione.
Parlano di tante cose e di vari argomenti,
quando alla fine toccano l'argomento Dio e il barbiere dice:
io non credo che Dio esista.
Perchè dice questo? Chiede il cliente.
Beh, basta uscire per strada per rendersi conto che Dio non esiste.
Mi dica, se Dio esistesse, ci sarebbero così tante persone malate?
Ci sarebbero bambini abbandonati?
Se Dio esistesse, non ci sarebbero più sofferenza nè dolore.
Io non posso immaginare che un Dio amorevole permetta tutte queste cose.
Il cliente pensa per un momento, ma non replica perchè non vuole iniziare una discussione.
Il barbiere finisce il suo lavoro ed il cliente lascia il negozio.
Appena dopo aver lasciato il negozio del barbiere, vede un uomo in strada con dei capelli lunghi, annodati e sporchi e con la barba sfatta.
Sembrava sporco e trasandato.
Il cliente torna indietro ed entra di nuovo nel negozio del barbiere e gli dice:
la sa una cosa? I barbieri non esistono.
Come può dire ciò? Chiede il barbiere sorpreso.
Io sono qui e sono un barbiere, ed ho appena lavorato su di lei!
No! esclama il cliente. I barbieri non esistono perchè se esistessero non ci sarebbero persone con lunghi capelli sporchi e barbe sfatte come quell'uomo là fuori.
Ma i barbieri ESISTONO! Replica il barbiere
Questo è ciò che succede quando la gente non viene da me.
Esattamente! afferma il cliente. Questo è proprio il punto!
Anche Dio ESISTE!
Questo è ciò che succede quando la gente non va da Lui e cerca il Suo aiuto.
Questo è il motivo per cui c'è tanto dolore e sofferenza nel mondo.
sabato 18 ottobre 2008
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3 commenti:
L’Altro Dio sconosciuto
Di Vincenzo Poma
Questa storia è stata scritta da Vincenzo Poma, come le altre dello stesso autore è inventata, ma racchiude al suo interno elementi autobiografici e richiami a svariati miti e leggende.
Per informazioni: pomavincenzo@virgilio.it www.vincenzopoma.splinder.com
1° Capitolo
Dialogo tra un Prete e un Filosofo
Prete. Dunque lei sostiene la tesi che esiste un Dio che la Chiesa non ha mai fatto conoscere ai credenti; un Dio che verrebbe tenuto nascosto al genere umano per paura che si scatenino terremoti politico-religiosi in grado di sconvolgere la vita sociale fin nei suoi più profondi fondamenti. Si rende conto di quello che può significare e implicare il suo pensiero? Su quali basi è fondata questa sua teoria ovviamente eretica?
Filosofo. La mia teoria è fondata su un ragionamento all’apparenza infantile. In sostanza, ritengo assiomatico che un Dio che si rispetti, in quanto come ritenevano i greci Perfetto e Autosufficiente, non ha alcun bisogno di porre in essere una creazione di cui debba pentirsi. E che Dio, il nostro Dio, se ne sia pentito è sotto gli occhi di tutti, dacchè ci raccontano da venti secoli la favola dell’invio di Gesù come riparatore dei nostri peccati, dei peccati insomma commessi in seguito alla creazione.
Prete. E chi sarebbe l’autore di simile creazione?
Filosofo. Rispondere a questa domanda non è così semplice come potrebbe apparire ad un primo superficiale esame. Ad ogni modo io sostengo la tesi che l’uomo, fin dall’antichità dell’immediato nascente cristianesimo, abbia commesso l’esiziale errore di credere che Jahvè (che, si badi bene, è un Dio profondamente ebraico e nient’affatto universale) sia l’unico Dio, il creatore unico di tutto quello che esiste. Niente è così lontano dall’idea di un Dio Buono della tesi secondo cui questo Dio rappresenti la Bontà Assoluta. Un Dio che pone in essere le sue creature per affidarle in mano alla morte e alla sofferenza non può mai definirsi un Dio, sebbene qualcosa d’altro che non desidero neppure pronunciare.
Prete. La prego, esprima meglio questo suo delicatissimo punto di vista.
Filosofo. Allora, se stabiliamo in partenza che Dio sia un essere Buono e Santo, dobbiamo parimenti affermare che la sua creazione non risponde affatto a queste sue presunte caratteristiche, sembrando pacifico che il mondo è un luogo di perdizione da cui non si esce se non con la morte. Dunque, ammessa come apodittica questa constatazione difficilmente contrastabile, la risultanza filosofica non può che essere la rivelazione lapalissiana che l’autore di simile costruzione materiale non può assolutamente definirsi né Buono e né tantomeno Santo.
Prete. Come definirlo, allora?
Filosofo. Semplicemente quello che è o meglio quello che appare: un Essere dotato di poteri creazionali e forse a suo modo onnipotente che pone in vita un universo cosmico dove la santità e la bontà rappresentano solo una parvenza spettrale del loro significato più intimo e dove in sostanza queste altissime qualità trovano spazio soltanto nell’immaginazione umana.
Prete. Si spieghi meglio.
Filosofo. Non è facile, ma mi ci proverò lo stesso. Innanzitutto bisogna fare due distinti ragionamenti, alla maniera degli antichi filosofi greci che identificavano nella fisica e nella metafisica i principali campi dell’indagine intellettuale. Allorché restiamo nell’ambito fisico, non possiamo non constatare l’assoluta manchevolezza di un vero supporto spirituale ad una Natura che nonostante tutto segue impunemente nel suo corso di nascita, distruzione e morte di tutte le sue creature vegetali, animali e umane. Se poi facciamo un salto qualitativo e ci innalziamo col pensiero in tutto ciò che esula da tale concetto di Natura, scorgiamo un mondo parallelo che sembra non aver nulla a che fare con la sua spietata esistenza. Un mondo fatto di sogni e riflessioni profondamente in contrasto con questa nostra vita. Dunque, appare logico sostenere l’ipotesi o meglio la Verità che esiste una dimensione dell’essere completamente sganciata dalla vita materiale, checché ne dicano i sostenitori dell’unicità e indivisibilità di tutte le manifestazioni del creato. Se non fosse così non si spiegherebbero tutte le terribili eresie sorte in seguito alla nascita del cristianesimo.
Prete. Non capisco cosa c’entri quest’ultimo argomento.
Filosofo. C’entra, eccome se c’entra. Già subito dopo la morte di Gesù si scatenarono terribili discussioni filosofiche in merito alla sua natura e al suo vero messaggio. Alcuni sostennero che si trattava di una figura profondamente umana apparsa sulla terra del tutto naturalmente come nasce chiunque dal ventre materno, pur ammettendone il carattere di straordinario messaggero annunciatore di una moralità universale indelebile. Altri ne misero in dubbio persino l’esistenza, sostenendo l’ipotesi che si era trattato di un personaggio tratto da leggende e rimaneggiamenti romanzeschi. Altri ancora lo denigrarono affermando che in fondo non aveva apportato alcun miglioramento alla vita umana, essendosi limitato all’enunciazione di una serie di dettami già più volte proclamati da altri profeti e illuminati, molti addirittura arrivarono a pensare che grazie a lui era sorta una religione falsa basata nientemeno sul suo sfruttamento economico-politico, tesi questa nient’affatto peregrina se si pensa l’uso che ne fece l’Imperatore Costantino, allorché credette bene inglobarne parte dei significati all’interno di un paganesimo ancora abbastanza forte seppure scalfito dalla predicazione dei primi cristiani nell’Urbe e nel resto delle terre sotto dominazione romana, un’infiltrazione esiziale che avrebbe privato il cristianesimo della sua linfa vitale e originaria. Come vede, le interpretazioni della figura di Gesù e del suo annuncio di pace e di amore sono tantissime ed evidentemente confuse e contraddittorie. Ma io desidero scartare tutte queste precedenti esegesi e passare all’esame severo dell’unica che mi sembra più attinente alla materia in esame, un’idea che non ho alcuno scrupolo a definire eretica, ma che comunque è stata così soverchiante per tanti lunghissimi secoli da avere rappresentato per il nascente cristianesimo il principale nemico mortale, un’impostazione che tuttora (dopo le tante carneficine del medioevo, in cui si era assistito specialmente con i Catari e con i Templari ad un suo pericoloso revival) è ben lungi dall’essere scomparsa. Mi riferisco appunto alla sua iniziale enunciazione, quando lei ha dichiarato giustamente che secondo il mio punto di vista esisterebbe, oltre al Dio in cui abbiamo sempre creduto ciecamente, un altro Dio Supremamente Sconosciuto che è stato infatti di proposito gelosamente tenuto nascosto ai popoli.
Prete. Sì, si tratta del punto nodale che desidererei comprendere meglio, sempre che lei ci riesca.
Filosofo. Cercherò di fare del mio meglio per esaudire questa sua giusta richiesta. Per la buona riuscita di questo compito, prima di ogni altra cosa, bisogna spazzare ogni dubbio su ciò che debba intendersi quando Gesù parla di Dio definendolo “Padre”. E’ abbastanza evidente, secondo il mio modesto parere, che allorché il predicatore palestinese definiva in questo modo Dio non si stava riferendo certo a Jahvè, le cui caratteristiche palesate nel Vecchio Testamento sono quanto meno inquietanti per non dire lugubri, specie se andiamo a rileggerci alcuni passi spaventosi di questo libro intimamente ebraico in cui egli si fa paladino addirittura di guerre e violenze incredibili per un essere divino e addirittura, questo segnatamente nel capitolo dedicato alla figura forse leggendaria ma comunque simbolica di Giobbe, sembra che intrattenga relazioni speciali e conturbanti perfino con Satana, allorché viene scritto che il Nemico, improvvisamente, compare senza essere invitato nella reggia di Dio per chiedergli di mettere alla prova il suo fedele servitore, appunto Giobbe, la quale circostanza, quantomeno, ci fa comprendere che forse questo Jahvè non era neppure in grado di impedire al suo Nemico di irrompere impunemente nel proprio dominio, per non parlare del dettaglio più deprimente del preteso Libro Sacro, dove viene inconcepibilmente descritta la famosa parabola del peccato originale stranamente cagionato dall’esistenza dell’albero del Bene e del Male piantato nell’Eden proprio da Dio per tentare l’innocenza di Adamo ed Eva. Risulta evidente da questa analisi che un Dio di tal fatta non può assolutamente arrogarsi il titolo di “Padre” e che dunque, per conseguenza logica inattaccabile, quando Gesù lo definiva in questa maniera si stava riferendo chiaramente ad una Divinità totalmente sconosciuta alle masse palestinesi, l’Altro Dio della cui esistenza rimango quanto mai convinto. Il fatto che sia stato ucciso e crocifisso rappresenta poi la dimostrazione più lampante della veridicità delle mie credenze e convinzioni; del resto, in un passo capitale del Vangelo di Giovanni, è presente un discorso di Gesù in cui Egli dice che non è venuto al mondo per salvare quelli che ad esso appartengono, sebbene per quelli che in lui credono, senza dimenticare che in un altro passo dello stesso Vangelo Egli dichiara, in verità con un linguaggio simbolico ma comunque molto ma molto inquietante, che “il mondo non può ricevere lo Spirito di Verità, perché non lo vede e non lo conosce.” Sempre in questo delicato Vangelo compare spesso un’asserzione di Gesù quanto meno allarmante, sovente poco approfondita dagli esegeti del moderno cristianesimo: “Voi siete di quaggiù, io sono di lassù, voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.” Ultimamente, poi, sono rimasto alquanto sbalordito da una scena conturbante del recente film di Mel Gibson La Passione di Cristo, nella quale Questi, mentre pregava il “Padre” nell’orto di Getsemani, si sente rispondere dal Maligno: “Chi è tuo Padre? Dov’è?”. E’ comunque sicuro che un simile intervento di Satana non esiste in alcun Vangelo riconosciuto dalla Chiesa, ad ogni modo mi chiedo da chi Mel Gibson abbia tratto questa interrogazione insolita e sorprendente, che dimostra addirittura che Satana non sapeva neppure dell’esistenza del Dio-Padre a cui si stava rivolgendo il Nazareno. Con tutto ciò voglio dire che risulta abbastanza logico sostenere che la Chiesa, forse, non ha studiato a sufficienza il Vangelo, poiché in caso contrario si sarebbe resa conto che in esso sono presenti alcune dichiarazioni quanto meno allarmanti che alludono chiaramente all’esistenza di un Dio nascosto che essa ha fatto di tutto per soffocare, e la sanguinosa crociata anticatara ne è una dimostrazione lampante, perché anche questi eretici erano convinti di quanto io credo attualmente.
Prete. Non riesco a seguirla bene. Dunque, se non sbaglio, lei sostiene che Gesù, quando parlava di Dio, alludeva non a Jahvè o ad un qualunque Creatore, sebbene ad un Dio-Padre illeso da qualsiasi colpa creazionale che se ne starebbe nella pace assoluta del suo Spirito Sovrano e Incontaminato. In sostanza, se questo Dio Sconosciuto se ne sta in una dimensione del tutto refrattaria alla vita materiale e se ne distacca totalmente visto che non ne è l’artefice, come mai allora noi uomini siamo in grado di discuterne? Come mai la sua idea è pervenuta fino a noi, esseri minuscoli creati e impastati di fango e putredine? E come mai, se questo Dio-Altro si è fatto strada nei secoli fino a giungere fino ai nostri giorni, potremmo mai definirlo divergente, distaccato o disinteressato, visto che interviene pesantemente nelle discussioni filosofiche come quella che stiamo intrattenendo? Se fosse così Sconosciuto, non dovrebbe essere difficilissimo individuarne l’esistenza? Credo che siano interrogativi molto ma molto gravosi da affrontare e lontanamente risolvere.
Filosofo. Debbo ammettere che quello che lei dice ha un qualche fondamento difficile da scalfire. Ad ogni modo, anche il fatto che se ne discute non conta molto, nel senso che pur riuscendo a individuarlo con il nostro intelletto, quale conseguenza comportamentale ne ricaviamo? Vuole saperlo? Nessuna, poiché nonostante tutto la nostra vita prosegue seguendo i soliti binari del Male e della Menzogna, la stessa cosa che in definitiva è successa con il messaggio di Gesù, annacquato e reso devitalizzato perché probabilmente in forte contrasto con le Direttive Supreme di Satana, creatore e reggitore assoluto e spietato di questo sistema di vuota, assurda e luttuosa esistenza.
Prete. Mi scusi, ma qui c’è qualcosa che non quadra. In sostanza, lei ammette che il mondo è stato creato da Satana e in secondo luogo afferma parimenti un intervento di carattere spirituale-salvifico da parte di questo Dio Nascosto. Ora, due sono le conseguenze: o il mondo è la sede del Male e quindi il Dio Sconosciuto non può farci proprio nulla, oppure bisogna dare per scontato che questo secondo Dio interviene pesantemente nelle faccende mondane per contrastarne le direttive maligne. Nel primo caso, pertanto, essendo il mondo dominio assoluto del Maligno, il Dio di cui le ipotizza l’esistenza risulterebbe soltanto un’ipotesi del tutto fantastica e comunque molto aderente alla sostanza della creazione a suo dire di origine diabolica, nel senso che anche lo Spirito ne sarebbe un’emanazione diretta e intrinseca, ma allora in questo caso l’Autore dell’Universo avrebbe in sé, contemporaneamente e incomprensibilmente due caratteristiche, quella di essere Bene e Male contemporaneamente. Questa è la prima contraddizione. Nel secondo caso, infine, poiché si ammette che il Dio-Spirito interviene nel mondo per cambiarne in meglio la natura demoniaca, ne viene fuori la conseguenza che allora questo Dio non è affatto Sconosciuto o tenuto segretamente nascosto, perché se ne parla e ne stiamo discutendo diffusamente. Come intende dirimere queste contraddizioni?
Filosofo. Per dirimere come dice lei queste contraddizioni bisogna avviarsi a fare un sottile ragionamento. In primis, io nego recisamente che il mio Dio sia mai intervenuto nel mondo. Non dico però che l’intelletto umano non possa elevarsi quel poco bastante per intravederne uno spiraglio seppure di luce soffusa e incomparabilmente distante e praticamente irraggiungibile, perché evidentemente le due dimensioni esistono separate ma non tanto che la mente umana sia condannata a precludersi l’immaginazione dell’altra essenza spirituale. In secondo luogo le faccio presente che bisogna rendersi conto che il concetto che noi abbiamo del Bene è quanto di più umano si possa immaginare. Il Bene di cui a volte noi ci sciacquiamo la bocca non è affatto la Gioia, la Salute, l’Amore, la Carità, la Bontà eccetera, questi sono parametri che aderiscono alla perfezione ai dettami del Creatore diabolico di questo mondo, nel senso che esistono per una sorta di bilanciamento temporaneo e oserei dire palliativo del Male Imperante. Siamo dinanzi in sostanza ad una creazione in cui il bene e il male formano una perfetta simmetria, per cui senza il bene non esiste il male e viceversa. Il Bene Assoluto di cui io parlo è tutt’altra cosa; è quel Bene per cui l’esistenza materiale in tutte le sue sfaccettature, compresa anche quella falsamente spirituale, equivale al Male peggiore e radicale. Lo spirito, in quest’ottica, non è che un sapiente sotterfugio di Satana per meglio far digerire la sua Creazione. Qui il mio Dio non c’entra proprio nulla. La commistione cui lei ha fatto cenno è propria del Maligno e quindi in questo caso non si può affatto parlare di interventi extra-dimensionali da parte del Dio Sconosciuto. Se intervento c’è è solo per una sorta di empatia soprannaturale. Sta a noi coglierne il significato profondo e le conseguenze da trarre da questa tremenda constatazione.
Prete. A quali conseguenze allude?
Filosofo. Purtroppo non è facile rispondere a questa domanda capitale. Il mondo si regge e sempre si reggerà su un fondamento intrinsecamente diabolico e quindi non è affatto un compito facile per l’uomo trarre le dovute e necessarie conseguenze dalla constatazione dell’esistenza del Dio Sconosciuto. Ma una cosa si potrebbe fare: bisognerebbe discutere di più di questo secondo Principio. Purtroppo la Chiesa non ha mai voluto farlo, ha ucciso e bruciato tutti i suoi oppositori per nasconderne l’esistenza, tanto che sono convinto che quando l’uomo comune si reca in Chiesa per pregare Dio non si rende conto di stare andando a pregare nientemeno che una sua parvenza spettrale, essendo questi colui al quale indirizziamo le nostre suppliche definendolo “creatore del cielo e della Terra e di tutte le cose visibili e invisibili” e di conseguenza artefice primario del Male oscuro dell’esistenza.
Prete. Se è così allora io mi devo dimettere dal mio incarico.
Filosofo. Credo sia la migliore cosa da fare.
Boh...
Mi sembra la solita parabola.
Carissimo Giovanni,
sarà una parabola, ma nel tempo, tantissime persone sono morte per quell'ignoranza che tuttora qualcuno vuole mantenere a qualsiasi costo.
Solo la conoscenza delle verità restituirà, dignità e libertà all'uomo.
La mia non è una risposta in tono religioso, ma di analisi interiore, di riflessioni su tanti quesiti che visti da un punto di vista Animico/Spirituale innalzono il cuore oltre questa nostra realtà egoistico materiale.
Cordilamente
Mario
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