mercoledì 11 febbraio 2009

martedì 10 febbraio 2009

Gli allevementi inquinano più delle auto di tutto il mondo

Salve a tutti, questo è il mio 100° post, e ho deciso di volerlo utilizzare per un argomento piuttosto importante: l'Ambiente.

Vi riporto di seguito un articolo del Corriere della Sera del 07/02/2009 a riguardo su cui ognuno di noi dovrebbe riflettere, con la consapevolezza che sono le nostre scelte giornaliere che indirizzano gli investitori e i prodotti che il mercato offre.

"Strano ma vero: inquina di più allevare mucche che guidare automobili. Lo dice un rapporto della Fao (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e lo sostiene con la certezza dei numeri: il settore dell’allevamento di bestiame (bovini, maiali, pecore, piccoli ruminanti e volatili) produce più gas serra rispetto al sistema mondiale dei trasporti (il 18% contro il 14%), inserendosi tra i principali responsabili del riscaldamento globale del pianeta.

Più che un allarme, è un ultimatum: secondo Henning Steinfeld, funzionario della Fao, «l’allevamento costituisce un grande problema ambientale a cui va posto urgente rimedio». E non solo per salvare l’atmosfera, ha aggiunto, ma anche terre e acque, sottoposte a un lento ma inesorabile degrado. E’ una rincorsa senza prospettive certe: in realtà, le previsioni tendono al peggio. Il settore dell’allevamento, che provvede alla sussistenza di un miliardo e 300 milioni di persone e rappresenta il 40% dell’intera produzione agricola, è in crescita vorticosa: entro il 2050 gli attuali 229 milioni di tonnellate di carne prodotti annualmente diventeranno 465 e i 580 milioni di tonnellate di latte raddoppieranno a 1043 milioni, per effetto della crescita globale del benessere e dell’aumento vorticoso dei consumi in paesi a grande popolazione come Cina, India e Brasile.

Ciò comporterà un altissimo costo ambientale in termini di emissioni di Co2 (sul totale delle emissioni legate all’attività umana, il 9% viene dagli allevamenti), di metano proveniente dal sistema digestivo degli animali (il 37% sul totale prodotto dalle attività umane), e di ammoniaca, responsabile poi dell’acidificazione delle piogge. Rimedi? La Fao ne suggerisce qualcuno: maggior controllo dei pascoli, in modo da non degradare le aree verdi per eccesso di sfruttamento; miglioramento della dieta degli animali, con l’obiettivo di ridurre la fermentazione enterica e le conseguenti emissioni di metano; incentivazione degli impianti di biogas per smaltire il letame; miglioramento dei sistemi di irrigazione; vincoli all’allevamento su larga scala vicino alle aree urbane (aggiungo io: "era forse peccato suggerire di orientarsi verso un'alimentzione quanto più possibile vegetariana???" E mi rispondo da solo: "probabilmente per il business che c'è dietro SI")

Qualcosa, in Europa, si sta muovendo. In Danimarca, per legge, gli allevatori sono obbligati a «iniettare» il letame nel sottosuolo, per prevenire l’emissione di gas; in Olanda sono operativi progetti- pilota per trasformare un impasto di escrementi, carote e scarti dolciari in biogas da bruciare per ottenere calore ed elettricità. E in Italia? «Rispettiamo la direttiva europea sui nitrati e incentiviamo la produzione di elettricità da biogas — spiega Domenico Gaudioso, responsabile del settore clima dell’Ispra—ma il problema è serio e si dovrebbe fare di più, non tanto per gli allevamenti nuovi, che devono rispondere all’obbligo di contenere le emissioni al suolo e nell’atmosfera, quanto per quelli vecchi. Ma con costi che gli agricoltori, senza incentivi, non possono sostenere ». Il futuro è però questo: il riscaldamento globale si combatterà (anche) mucca per mucca, maiale per maiale, pollo per pollo. "

Come si è ben capito dal mio commento precedente, io suggerisco a chiunque di eliminare quanto più possibile la carne dalla propria alimentazione. Il proprio corpo sarà il primo a essertene grato, la Terra sarà la seconda ad essertene grata, e una migliore salute propria e di chi ti stà intorno (a causa dei minori danni ambientali causati), sarà solo una diretta conseguenza di questa scelta (purché si segua sempre un'alimentazione varia ed equilibrata).

Eluana è morta

Eluana ora è morta. Che riposi in pace.

Purtroppo, anche la sua morte, non è servita o bastata a porre fine alla squallida strumentalizzazione che girava intorno al suo caso.

Posto anche innanzitutto qualche informazione, che non è un semplice dettaglio, ma aiuta a farci capire chi è e cosa pensava ieri, colui che oggi il più acerrimo difensore della vita:

Berlusconi: "Se fosse mia figlia non la lascerei morire"...da che pulpito viene la predica, sentite bene:

"Ho avuto un aborto terapeutico, molti anni fa. Al quinto mese di
gravidanza ho saputo che il bambino che aspettavo era malformato e per i
due mesi successivi ho cercato di capire, con l'aiuto dei medici, che
cosa potevo fare, che cosa fosse più giusto fare. Al settimo mese di
gravidanza sono dolorosamente arrivata alla conclusione di dover
abortire. È stato un parto prematuro e una ferita che non si è rimarginata"

Veronica Lario

In altre interviste Veronica afferma che quella decisione fu presa di comune accordo tra lei e Berlusconi, che aveva concepito quel bimbo con quella che ancora non era la sua consorte, nei primissimi anni 80.

Berlusconi dice che non l'avrebbe fatto morire ma ha permesso che suo figlio venisse ucciso solo perché non sarebbe nato completamente sano.

E se a Berlusconi in primis gliene è fregato poco della vita di suo figlio "non completamente sano", gliene fregherà realmente qualcosa della "vita" di Eluana?

(aggiungo un grazie ad Alessio dal quale ho tratto queste info).

Torniamo a noi ora, e alla morte di Eluana. Alcuni non riescono a mettere da parte nemmeno per un attimo i loro subdoli piani e ora cercano di battere il ferro finché è caldo a più non posso per trarne gli ultimi vantaggi. Vergognoso.

Berlusconi: "...grave errore del Colle...Napolitano ha commesso un errore grave...Napolitano reso impossibile l'azione del governo per salvare una vita...

...Mi auguro che la vicenda possa servire a fare una legge, e che la legge porti il nome di Eluana. Purtroppo il Parlamento è stato lento nel legiferare. Il governo ha tentato di rimediare, e sarebbe stata cosa buona se il decreto avesse avuto il corso che non ha avuto...

...Non ci può essere un diritto di veto sopra i provvedimenti dell'esecutivo. Spiace che il problema sia emerso su un tema così delicato e proprio ora che al Quirinale siede un presidente della Repubblica di grande equilibrio..."

La Chiesa: "...Che Dio li perdoni...Che il signore l'accolga e perdoni chi l'ha portata a questo punto...E' stato un omicidio...hanno ucciso una persona innocente e incapace di difendersi..."
E tutto questo nonostante l'intento dichiarato della santa sede di 'non interferire' con lo Stato...FORTUNA!!!

Questo era quello che almeno chi ricopre certe cariche avrebbe sarebbe dovuto fare per buon senso:
Napolitano:"Dinanzi all'epilogo di una lunga tragica vicenda, il silenzio che un naturale rispetto umano esige da tutti può lasciare spazio solo a un sentimento di profonda partecipazione al dolore dei familiari e di quanti sono stati vicini alla povera Eluana".

La Chiesa ora guarda solo a Eluana per andare avanti anch'essa imperterrita con le sue regole, senza guardare anch'essa in faccia a nessuno neanche in questo momento. E' così che la chiesa partecipa al dolore dei familiari e di quanti sono stati vicini ad Eluana? COMPLIMENTI ANCORA UNA VOLTA!




P.S. Riporto di seguito un post molto bello letto da mentecritica.

Storie d'altri tempi: il Golpe del 2009

Un sabato pomeriggio di quelli piovosi, quando la cosa migliore da fare è starsene tranquilli davanti al fuoco. Naturalmente con i nipoti da coccolare. C’è quello piccolo che è un portento: ha sì e no undici anni, ma ti tira fuori dei ragionamenti che ti lasciano senza parole per la loro maturità. E delle domande alla quali spesso non sai cosa rispondere.
“Sai nonno Peppe, oggi a scuola ci hanno parlato del colpo di stato.”
“Di quale colpo di stato?”
“No, no. Dei colpi di stato in generale. Poi però la professoressa ci ha fatto degli esempi, e c’è una cosa che non ho capito.”

“Un argomento difficile. Cos’è che non hai capito?”
“Ci ha detto che un colpo di stato avviene quando qualcuno caccia via un governo con la forza; può essere un partito, oppure l’esercito, o addirittura una parte della popolazione.”
“Sì, è esatto.”
“Quando però ci ha parlato dei fatti del 2009, ha detto che è stato lo stesso governo a fare il colpo di stato. Tu te lo ricordi il 2009?”
“Eh sì, ero ancora abbastanza giovane allora. Giovane e con tanti begli ideali; e ancora con qualche speranza.”
“Io non ho capito: se è stato il governo a fare il colpo di stato, contro chi l’ha fatto? Contro sé stesso?”
“Caro mio, quello fu un fatto veramente particolare: un colpo di stato realizzato dal governo in carica. Tanti non se ne resero neanche conto, anche perché il tutto era stato preparato molto bene, e molti tasselli erano già stati messi al loro posto, uno alla volta; solo quando il disegno fu completo diventò chiaro a tutti.”
“Ma cosa è successo veramente? Dai, racconta!”
“Spero di ricordarmi tutto, sono passati tanti anni. A capo del governo c’era un certo Berlusconi, un uomo molto ricco che, negli ultimi dieci o venti anni era stato nominato presidente del consiglio per la terza volta. Un tipo di uno squallore unico: arrogante, gradasso, sempre pronto a tirare fuori una battuta di cattivo gusto nel momento peggiore. Inoltre era coinvolto in vario modo in una quantità di fattacci e attività illegali, anche mafiose, dai cui processi però era senza riuscito a uscire senza condanne. Spesso facendosi delle leggi apposite.”
“Si è fatto le leggi per non essere condannato? E gli italiani lo hanno rieletto per tre volte? Ma c’è da essere proprio dei co…”
“Non dire certe parole! Che se ti sente tua madre poi se la prende con me.”
“Sì, ma come si fa a votare per uno così?”
“Questo me lo sono sempre chiesto anche io. Sta di fatto che aveva un grande seguito, perché in fondo gli italiani erano come lui, e chi non lo ammirava lo invidiava. Che poi non fa molta differenza.”
“Dai, vai avanti. Cos’è successo nel 2009?”

“Il 2009 è cominciato male: c’era una gravissima crisi finanziaria che stava mettendo in ginocchio le aziende, la disoccupazione aveva ricominciato a crescere a ritmi impressionanti, l’immigrazione veniva sfruttata per creare situazioni critiche e giustificare provvedimenti degni di un regime dittatoriale…”
“Cavolo! E aveva fatto tutto lui?”
“No, no. La crisi era di portata internazionale e tutti i paesi ne pagavano le conseguenze; anche se bisogna dire che l’Italia se l’è vista molto peggio di tanti altri perché già prima della crisi aveva un sistema economico che non funzionava. E questo sicuramente non era solo colpa dei suoi governi: neanche gli altri, che nel tempo si erano succeduti, avevano brillato. Ma di sicuro quello nato nel 2008 è stato il peggior governo di cui mi ricordo.”
“Sempre che l’avete votato voi.”
“Già…! Certo, io non l’ho mai votato, ma come italiani… sì, ce lo siamo scelto.”
“E allora?”
“Allora, questo omino si era ormai sistemato tutti i suoi affari e i suoi processi, e non dovendosi preoccupare di governare un’Italia di cui non gli fregava niente, pensava solo a come coronare la sua smania di protagonismo: diventare presidente della repubblica.”
“Ma non aveva più potere come capo del governo?”
“Sì, ma lui non stava al governo per il potere, non ne aveva bisogno. Da oltre venti anni lui comandava l’Italia chiunque ci fosse al governo; tra le televisioni con cui bolliva il cervello della gente comune e i legami con i politici e con la massoneria, faceva il bello e il cattivo tempo. A quel punto la presidenza della repubblica era solo il desiderio della sua sconfinata vanità.”
“Quindi aspettava la scadenza del mandato per andare al Quirinale?”
“Questo è il punto. Lui era troppo vanitoso e troppo arrogante per poter aspettare. Era come i bambini piccoli, quando voleva una cosa la voleva subito; e se non la otteneva si metteva a strillare che tutti ce l’avevano con lui.”
“E allora ha cacciato il presidente di allora? …a proposito, chi era?”
“Il presidente era Napolitano. Un ex-comunista che, da quando s’era insediato, aveva lasciato passare di tutto: dall’indulto che aveva rimesso in libertà migliaia di criminali, alla legge che impediva i processi per quattro persone, allo smantellamento dell’istruzione pubblica,”
“Ha messo in libertà migliaia di criminali? Ma era davvero un delinquente. E gli italiani non si sono ribellati?”
“Veramente quell’indulto non fu Berlusconi a farlo, ma il governo precedente, naturalmente su sue istruzioni; a dimostrazione del fatto che lui comandava anche se non era al governo. E comunque gli italiani hanno fatto come sempre: hanno protestato per un po’ poi se ne sono dimenticati.”
“Ma dai, non è possibile…”
“Aspetta, che il meglio deve ancora venire. All’inizio del 2009 c’era un caso che faceva molto parlare di sé: c’era una ragazza in coma irreversibile da 17 anni, il cui padre si era rifiutato di fare come tanti che, di nascosto, si mettono d’accordo con i medici per staccare le macchine che li tengono in vita e mettere così fine a situazioni drammatiche. Lui aveva avuto il torto di voler seguire la legge.”
“Il torto? Da quando in qua è un torto seguire la legge?”
“Lo so, è paradossale, ma quando c’era lui seguire la legge era veramente un difetto. Se non altro, perché si veniva considerati dei coglioni.”
“Nonno! Queste parole non si dicono!”
“Hai ragione, scusa. E’ che se ci ripenso, ancora mi viene il voltastomaco.”
“Ma cosa c’entra questa ragazza con il governo e con il colpo di stato?”
“Il caso di questa ragazza era diventato famoso, perché il padre si era battuto per ben undici anni da un tribunale all’altro, in attesa di una sentenza che gli consentisse di mettere in pratica il desiderio della figlia: non vivere come un vegetale. La sentenza alla fine era arrivata e, non senza ulteriori problemi, si era giunti al momento in cui si dovevano spegnere le macchine che la tenevano in vita. Fu a quel punto che iniziò il colpo di stato. Nel governo c’era qualcuno che, per compiacere il Vaticano, voleva emanare un decreto che impedisse lo spegnimento delle macchine…”
“Il Vaticano? E cosa gli importava di quei quattro gatti?”
“Oggi sono rimasti quattro gatti, ma all’epoca erano ancora tanti, ed erano potenti. Comunque la notizia de possibile decreto trapelò e arrivò alle orecchie di Napolitano. Il quale commise l’errore che gli sarebbe costato il posto: scrisse una lettera al governo dicendo che non c’erano i presupposti normativi e che in ogni caso l’emanazione di un decreto di quel genere non era una cosa opportuna.”
“E non era così?”
“Al contrario. Napolitano aveva ragione da vendere, ma la sua lettera lo rendeva vulnerabile, perché anticipava la sua decisione di non firmare un eventuale decreto. Decreto che, a quel punto, vinse le obiezioni di chi nel governo non era d’accordo, e venne emanato in fretta e furia.”
“E cosa successe?”
“Successe che Napolitano non firmò il decreto e che la ragazza, non più sostenuta dalle macchine, morì. E la colpa di tutto fu buttata addosso a lui, che venne additato come un assassino. Berlusconi e i suoi collaboratori, maestri della manipolazione di massa, montarono contro Napolitano una campagna di delegittimazione così violenta e martellante, che nel giro di un mese lo costrinse alle dimissioni.”
“Caspita! Ma la gente non protestò?”
“Qualcuno… ma la maggior parte degli italiani, al solito come pecore, si unì al coro di chi gridava ‘assassino’ verso il presidente della repubblica.”
“Ma tu guarda che co…”
“Sì, sì, sempre quelli. Quindi, con le dimissioni di Napolitano, il parlamento fu chiamato ad eleggere un nuovo presidente della repubblica. E indovina chi fu scelto?”
“Berlusconi.”

quirinale

“E bravo, proprio lui.”
“Ma come? Lui che aveva causato tutto questo macello, veniva premiato con l’incarico più prestigioso? E chi prese il suo posto al governo?”
“Eh già! Il colpo di stato fu fatto dal governo ai danni della presidenza: e riuscì in maniera talmente perfetta che in tanti non se ne resero conto. Anche perché la sostituzione di Napolitano non cambiò la vita degli italiani; quello che invece fu determinante fu la scelta del nuovo capo del governo. Al posto di Berlusconi fu nominato, ovviamente dallo stesso Berlusconi, Fini, un ex-fascista.”
“Un ex-fascista? Ma nella costituzione non c’è scritto che il partito fascista è fuori legge?”
“Eh, la conosci bene tu la costituzione. Hai ragione, ma il partito fascista in Italia non è mai morto, ha solo cambiato nome e forma tante volte. E poi, come diceva un grande pensatore come Flaiano, in Italia ci sono due tipi di fascisti: i fascisti e gli antifascisti.”
“Boh, questa non l’ho capita.”
“Un giorno la capirai. Comunque con Fini al governo e Berlusconi al Quirinale, il processo che già da tempo stava devastando l’Italia accelerò improvvisamente: tutti i servizi pubblici vennero privatizzati, alle aziende venne lasciata la più ampia libertà di movimento, e venne realizzato il federalismo per tener buoni quelli della lega nord.”
“Privatizzazione, federalismo, libertà d’impresa… ma non sono cose positive?”
“Dipende. Potrebbero esserlo se fossero governate da regole precise e se nelle istituzioni ci fossero persone con la voglia e la capacità di farle rispettare. Invece queste cose furono realizzate senza regole che non fossero quelle di far contenti gli amici degli amici; chi aveva agganci forti con il mondo politico si arricchì in breve tempo sfruttando ignobilmente i lavoratori e distruggendo l’ambiente, mente per chi cercava di lavorare onestamente c’era sempre meno spazio. Quello che la crisi aveva avviato trovò il suo completamento proprio nelle leggi che, in teoria, erano state emanate per fronteggiarla: aziende chiuse, disoccupati, famiglie sul lastrico, servizi più inefficienti di prima. Per non parlare del federalismo: quello fu un vero e proprio cavallo di Troia… sai la storia del cavallo di Troia?”
“Sì, l’abbiamo studiata l’anno scorso. Ma che c’entra?”
“Con il federalismo, le differenze esistenti tra le regioni italiane vennero estremizzate: le regioni ricche del nord pensavano solo a sé stesse, mente quelle del sud non avevano più risorse neanche per i servizi essenziali. E le regioni più povere diventarono una sorta di terzo mondo sotto casa.”
“Che vuoi dire?”
“Che le aziende del nord, per abbassare i costi portavano gli stabilimenti di produzione all’estero: Bulgaria, Romania, Ucraina, Cina, Vietnam, paesi dove la manodopera costava pochissimo. Con il federalismo non ne ebbero più bisogno: andavano in Basilicata o in Puglia, dove la manodopera costava comunque pochissimo, risparmiavano sui trasporti, e in più prendevano anche i contributi pubblici perché investivano in aree depresse.”
“Accidenti nonno! Che roba! Ma come siete usciti da quella situazione?”
“Eh, piccolo mio, non è stato facile. Ma questa storia te la racconto un’altra volta. Ora andiamo a cena che tua madre sta chiamando.”


Riporto anche un articolo del settimanale spagnolo El Pais del 8/02/09 tratto da "che dicono di noi" (articolo originale di Miguel Mora qui):

Il drammatico caso di Eluana Englaro passerá alla storia in Italia. Se non per cose piú profonde, sará senz'altro per la miracolosa trasformazione che ha causato nel primo ministro piú mondano e liberale (per sua propria definizione) che il paese abbia mai avuto. Il pagano Silvio Berlusconi, divorziato, donnaiolo, adultero confesso e accumulatore di poteri e ricchezze senza fine, ha visto la luce. Per 17 anni non aveva mai pronunciato pubblicamente la parola "Englaro". In 48 ore é diventato il piú fervido sostenitore pro-vita di un paese dove questo tipo di voci non manca.

Trasformatosi in questo nuovo personaggio, Berlusconi ha attaccato ieri tutto quello che gli capitasse a tiro. Dei medici che venerdí hanno sospeso la alimentazione artificale di Eluana ha fatto notare la "crudeltá". Ha accusato coloro che erano a favore di rispettare la sentenza definitiva della Corte Suprema di appartenere alla "cultura della morte e dello statalismo" (mentre lui rappresenterebbe "la cultura della vita e della libertá"). E al padre della donna é toccata questa chicca: "Mi dicono che [Eluana] ha un bell'aspetto, funzioni attive, ciclo mestruale... Se fosse mia figlia, non potrei disconnetterle la sonda".

Ancora una volta si sono superate le aspettative. "Malgusto, manipolazione, cinismo", ha riassunto il leader dell'opposizione Walter Veltroni. "Berlusconi sfrutta il caso per realizzare il suo progetto politico". Un progetto molto ambizioso, per di piú. L'obiettivo, ribadito ieri per l'ennesima volta, é riformare la Costituzione per ridurre il potere, giá di per sé molto limitato, del Presidente della Repubblica.

La manovra é iniziata venerdí. Con l'emissione del decreto per salvare Eluana, Berlusconi ha privato di autoritá il ruolo costituzionale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e delegittimato di conseguenza la Corte Suprema. Il decreto ha avuto un effetto devastante. Ha fatto ricadere sul Capo dello Stato la responsabilitá morale di decidere sulla morte della donna, lasciandolo alla mercé del Vaticano, che non ha aspettato neanche dieci minuti per manifestare quanto lo avesse "deluso" Napolitano.

Il presidente si é negato a firmare, come aveva annunciato, perché il decreto é chiaramente incostituzionale, poiché cerca di annullare una sentenza non appellabile. Ma Berlusconi ha spinto ancora di piú. Ha convocato di urgenza il Parlamento e fatto pressione sui presidenti di Camera e Senato per legiferare al riguardo a tutta velocitá. Allo stesso tempo, annunciava che avrebbe cambiato la Costituzione se non gli venisse permesso di governare per decreto.

100% Berlusconi, con condimento di dequalificazioni. La piú grave, ieri. Berlusconi ha chiamato la lettera che Napolitano gli ha inviato venerdí per spiegare l'invaliditá del decreto come un invito "all'eutanasia". Falsitá assoluta, come si puó vedere dalla stessa lettera. Pazientemente, il presidente evita di replicare all'accusa. E Berlusconi finisce con la smentita di avere detto quello che in realtá ha detto.

Da Napoli, Napolitano si limita a dire che "il monopolio della solidarietá e l'autoritá morale non sono patrimonio di nessuno. E nemmeno la fine della vita". Berlusconi replica. Bisogna "correggere la Costituzione", dice, perché "fu stesa molti anni fa da forze ideologizzate" e "di ispirazione filo-sovietica". Napolitano in quel periodo era comunista.

Nel frattempo l'opposizione, piena di cattolici, é spaccata in due. Gruppi di cittadini sono scesi in piazza ieri e hanno inondato i siti web di proteste contro il colpo di forza del premier. Alcuni hanno criticato l'ingerenza della chiesa al grido di "governo italiano, decreto Vaticano". Altri hanno protestato contro la "vergognosa" frase di Berlusconi ("Eluana potrebbe avere figli"). E tutti hanno difeso Napolitano come garante dello Stato di Diritto. Vedremo per quanto tempo.

sabato 7 febbraio 2009

La fine della democrazia

E' proprio così, di pari passo con questa situazione (leggi scusa) Eluana, strumentalizzata appositamente dal premier, è ufficialmente partito l'attacco alla Costituzione che stavamo solo aspettando e che da tempo temevo.

E' arrivato il momento giusto per poter sferrare l'attacco. Ora Berlusconi, ha dato del "comunista" pure alla Costituzione.

Quello che non gli piace e non gli permette di fare i propri porci comodi è tutto "comunista", o "ideologizzato" o "politicizzato", parole che troppo spesso stanno in bocca al premier. Riporto un articolo del corriere:

"Berlusconi: «Costituzione ideologizzata»
Il premier: ««Riforme necessarie, costituenti ispirati da Costituzione russa»


CAGLIARI - «Serve un chiarimento», anzi, una «riforma» della Costituzione. Lo chiede il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che muovendo da quanto accaduto sul caso Englaro chiede a gran voce «un chiarimento sulla lettura della Carta costituzionale». E lo fa osservando, ad esempio, che «la responsabilità del giudizio sui requisiti di necessità e urgenza per la decretazione sia del governo e che il giudizio su questo fatto sia già attribuito al Parlamento che esamina l’esistenza di questi requisiti come primo atto nella Prima Commissione».

RIFORME - «Ora andremo a fare delle riforme - ha proseguito il premier poco prima di lasciare Cagliari - e può darsi che andremo subito a chiarire il dettato della Carta». Lasciando intendere che senza strumenti legislativi come i decreti il governo si svuota delle sue funzioni e può addirittura «andarsene a casa», Berlusconi scandisce che dopo una riflessione occorrerà vedere «se dovremo arrivare a quelle riforme della Costituzione che sono necessarie perché la Carta è una legge fatta molti anni fa sotto l’influenza della fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come a un modello da cui prendere molte indicazioni».

«PRASSI RIDICOLA» - E poco prima, tornando sul caso Englaro, Berlusconi aveva criticato apertamente la missiva inviata al consiglio dei ministri dal Capo dello Stato: «Con i poteri che ha ora il presidente del Consiglio e in più con l’ipotesi di una prassi che fa intervenire il capo dello Stato addirittura prima che si prendano decisioni la situazione è veramente una situazione che fa ridere». Il premier concede solo la «cortesia istituzionale» del confronto tra Quirinale e Palazzo Chigi, ma precisa che a chiedere quella lettera, quel parere, non è stato di certo lui. «La volontà di mandare una lettera è stata loro. Sono loro ad aver comunicato al dottor Letta l’esistenza di quella lettera».

VELTRONI REPLICA - Dura replica del segretario del Pd, Walter Veltroni, alle critiche del premier Silvio Berlusconi alla Costituzione. «Berlusconi - afferma Veltroni- dimentica di aver giurato fedeltà alla Costituzione italiana. La Costituzione è nata grazie al sacrificio di milioni di italiani che contrastarono chi aveva cancellato il ruolo del Parlamento e messo gli oppositori in condizione di non poter esprimere le proprie idee. Berlusconi si deve inchinare davanti alla Costituzione e davanti al sacrificio di quegli italiani»."

Penso proprio che stiamo precipitando a picco.

venerdì 6 febbraio 2009

Forse c'è qualcosa che non và??

Tanto per cambiare, leggo sui quotidiani online ancora una volta cifre allarmanti.
Il Pil che decresce del 2% circa, il deficit che sale al 3,7% e il debito pubblico che aumenta di quasi cinque punti balzando al 111,2% e una pressione fiscale ai livelli record (43,3%).

E pensare che i commenti del Presidente del Consiglio a certe cifre erano stati: "significa che torneremo indietro di 2 anni. E non mi sembra che due anni fà stessimo così male".

Io rimango scioccato nel leggere certe affermazioni.

Ma in Italia si è contenti perché Silvio non ha venduto Kakà :


Tra l'altro, anche questo sembra tutto un teatrino messo in scena da Silvio per averne un ritorno di immagine positivo, in quanto sembra che l'offerta del Manchester City fosse meno della metà di quella che è stata riportata nei quotidiani italiani, e nel sito ufficiale del Milan, così quando a posteriori l'operazione non sarebbe andata in porto, dopo aver fatto impaurire tutti dicendo "come si può rifiutare", escono fuori gli eroi per cui "i soldi non sono tutto" (soprattutto quando non c'è nessuno che te li darebbe aggiungerei io).

Leggo poi in un altro articolo, in cui Spogli (ambasciatore americano) avverte l'Italia, dicendoci che "L'Italia non può mantenere lo status di potenza economica se i suoi risultati rimangono così bassi".

Questo perché, in Italia, il menefreghismo da parte dei politici verso il bene del paese purtroppo non è cosa solo recente.

Infatti, aggiunge Spogli, cose che non ci sono affatto nuove, ma su cui dovremmo riflettere:

"L'Italia si colloca ripetutamente molto in basso nelle classifiche internazionali sulle condizioni per fare business e investire. Tutti conosciamo i problemi: una burocrazia lenta, un mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia e un sistema di istruzione che non risponde ai bisogni del XXI secolo. Gli italiani dovrebbero sollecitare i cambiamenti per far crescere il paese e soprattutto di cercare di costruire un consenso intorno ad essi".

Dopo altre considerazioni e osservazioni di Spogli, tutt'altro che rosee aggiunge:

"Proseguendo sulla strada finora intrapresa l'Italia può centrare i suoi obiettivi: la mia è un'analisi dura, ma il lavoro che ho fatto in tre anni e mezzo mi dà la convinzione che il paese ce la possa fare. Bisogna cambiarlo dal basso, un mattone alla volta".

L'ultima frase è fondamentale, ed è anche quello che penso io, la soluzione sta lì. Se ci ritroviamo questi politici è perché ci ritroviamo certe mentalità italiane che sono vergognose. Io aggiungerei, ce li meritiamo!

Ora sta a ognuno di noi meritarsi altro, quando ci meriteremmo altro, avremo altro.

Solo cambiando noi stessi, cambieremo il paese.

giovedì 5 febbraio 2009

Aforisma

Non c'è mai vento a favore per il marinaio che non sà dove deve andare